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Il management è l’arte di prendere decisioni sulla base di informazioni insufficienti. (Roy Rowan)

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Il management è l’arte di
prendere decisioni
sulla base di informazioni
insufficienti. (Roy Rowan)

Coronavirus

di @elisabettaonofri

Alla sera al calar del sole, spuntano le prime stelle… E una luna timida inizia ad affacciarsi su un cielo di velluto blu.

Solo in questi momenti dove la notte impalpabile ricopre ogni cosa, sembra che tutto sia tornato normale….

Incredibile e surreale è invece il giorno. Un male impietoso e violento miete vittime ogni dì.

Giovani, adulti, anziani e ragazzi, vengono strappati alla vita a volte dopo lunga agonia in reparti ospedalieri, da soli, per via del contenimento del virus e senza aver visto i loro familiari più cari e aver potuto dar loro l’abbraccio finale prima del viaggio eterno. Che tuffo al cuore!.

Tragedie di questo tipo sono all’ordine del giorno… Muoiono anche medici e infermieri, nell’adempimento del loro lavoro. Eroi vengono chiamati…ma spesso questa parola muore fra le labbra di chi resta a guardare ammutolito e sgomento.

Ogni giorno sembra un giorno di guerra, vi è il bollettino dei morti, dei contagiati e dei feriti. Il flagello l’hanno chiamato corona virus, e si sta spandendo in tutto il mondo a velocità incredibile.

Chi sta resistendo è posto ad un regime di quasi quarantena: chiusi nelle proprie abitazioni e con limitazione consistenti alla libera circolazione. Si può uscire solo per fare la spesa o recarsi dal dottore.

Le città che prima pullulavano di persone, negozi, auto, biciclette insomma di  vita con i suoi ritmi altelenanti sembrano solo un lontano ricordo.. quasi frammenti vaghi di sogni ad occhi aperti di un passato indefinito.

Ora attorno c’è il nulla . Le città sono cattedrali vuote e c’è solo qualche remoto segno di presenza umana. Persone nascoste nelle loro abitazioni per evitare il contagio di un virus letale.

“Restate a casa”  è diventato il mantra proposto da ogni mezzo di comunicazione, come unica risposta ormai valida per non ammalarsi.

Le poche persone che circolano hanno una vestizione obbligata, fatta di mascherine per coprire naso e bocca e guanti. Poi ci sono le distanze da mantenere fra le persone, almeno un metro recitano gli esperti. Quando  ci sin incontra con lo sguardo dell’altro nessuno è davvero esonerato dal pensare che forse l’altro possa essere l’untore.

Queste distanze creano gelo  paralizzando di più le persone, soprattutto quelle che prima si salutavano con un abbraccio o una stretta di mano, tipico della cultura nostrana.

Mia nonna mi ripete che dopo la guerra questo è uno dei periodi più bui che sta attraversando il mondo intero…

Come tanti altri mi chiedo quando quest’incubo collettivo finirà…

Si potrà allora tornare a vivere come prima? Rimarrà una ferita aperta per sempre , con  il suo carico di morti? E dopo?… e dopo come sarà?

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