Passione, rispetto degli orari, ambizione. Il lavoro è cambiato, nelle forme e nella sostanza, ma vecchi modelli di diligenza e altrettanti profili di merito resistono. Nemmeno l’avvento e il consolidarsi di una concezione del lavoro piegata alle esigenze della flessibilità (in termini di tempi e luoghi di svolgimento) riesce a mutare i dogmi che sorreggono la figura del dipendente irreprensibile. A dimostrarlo c’è adesso anche uno studio dell’Università di Washington (che l’autorevolissima Harvard Business Review ha ripreso) mirato a decifrare l’universo psicologico dei capi d’azienda rispetto al comportamento dei lavoratori. Pare dunque che le vecchie e sane abitudini siano ancora molto apprezzate e quindi considerate “vincenti” in una dimensione quale quella del lavoro, che comunque sta vivendo profondi (e probabilmente irreversibili) cambiamenti.
Ma, in concreto, cosa fa – o continua a fare – davvero la differenza? Innanzitutto, puntualità e passione per il lavoro che si è chiamati a svolgere. Non basta in effetti arrivare sempre in perfetto orario, ma dimostrare giorno per giorno di amare quello che si fa. Possibilmente fare anche uno sforzo in più, interpretare il proprio ruolo con dinamismo e farsi portatore di idee e iniziative nuove, evitare insomma di fare solo e soltanto il “compitino”. Inoltre, occorre ambizione, far capire cioè di voler crescere e di voler “scalare” posizioni nell’ambito delle gerarchie aziendali. Infine, un lavoratore molto apprezzato è quello che si dimostrapronto ai cambiamenti e ai quali possibilmente si adegua con un sorriso (piuttosto che con malcelato disappunto). Naturalmente, sull’altra faccia della medaglia, ci sono una serie di “profili” che i vertici aziendali proprio non possono mandar giù: quello di chi arriva in ritardo, di chi aspetta ordini e direttive con una certa passività, di chi è poco serio, di chi non rispetta le gerarchie e l’organizzazione dell’azienda, infine di chi fa tutto con eccesso di zelo e cerca di mettersi in mostra a tutti i costi e quindi un po’ forzatamente.
La sostanza è che gli scalini di una brillante carriera lavorativa e magari manageriale sono sempre gli stessi. Nessuno oggi si azzardi a pensare che sia contemplata benevolmente qualche concessione grazie alle nuove forme di impiego, a nuovi mestieri che sorgono dallo sviluppo della tecnologia, alla smaterializzazione della stessa prestazione lavorativa. Tempi moderni, dunque, ma abitudini consolidate.
Tratto da Cliclavoro