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Il management è l’arte di prendere decisioni sulla base di informazioni insufficienti. (Roy Rowan)

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Il management è l’arte di
prendere decisioni
sulla base di informazioni
insufficienti. (Roy Rowan)

Il ventennio boom del divario generazionale

di Francesco Amodio e Angelo Martelli
Rispetto al ’91 la ricchezza dei nonni è molto di più di quella dei nipoti. Servono misure urgenti
Negli ultimi mesi l’analisi delle dinamiche di crescita, ricchezza e reddito è divenuto un tema caldo, non solo nella ristretta cerchia accademica degli scienziati sociali, grazie anche al successo di diversi bestseller internazionali sul tema (Piketty, 2014). Guardando alla situazione italiana, i bollettini di Via Nazionale sui bilanci delle famiglie italiane ci mostrano una polarizzazione in aumento sia per quanto riguarda la ricchezza netta che i redditi disponibili: il «10% delle famiglie più ricche possiede il 46,6% della ricchezza netta familiare totale» e il «10% delle famiglie con reddito più basso percepisce il 2,4% del totale dei redditi prodotti mentre il 10% di quelle con redditi più elevati percepisce invece una quota del reddito pari al 26,3%».

Queste tendenze hanno però interessato in modo non omogeneo le diverse fasce d’età. Mentre la posizione relativa degli individui anziani è migliorata rispetto alla media generale, i giovani tra i 19 e i 35 anni hanno visto il loro reddito equivalente calare di oltre 15 punti negli ultimi 20 anni.
Per fornire un contributo a questa importante analisi abbiamo voluto considerare l’evoluzione del rapporto tra la ricchezza netta,calcolata come somma del valore delle attività reali e finanziarie, al netto delle passività, e il reddito disponibile, dato da salari, pensioni, trasferimenti, redditi da lavoro autonomo e da capitale, al netto del prelievo fiscale. Si tratta di oggetti molto diversi fra loro. Se la ricchezza netta è una misura del benessere accumulato (o stock), il reddito disponibile costituisce invece un flusso annuale (flow) di valore. Tuttavia, il rapporto tra i due offre un’idea precisa della ricchezza accumulata, vale a dire a quanti anni di reddito disponibile equivale la ricchezza netta posseduta.
A tal fine, abbiamo utilizzato i dati provenienti dall’ Archivio Storico dell’Indagine sui Bilanci delle Famiglie Italiane (1991-2012). Per ogni anno dell’indagine e per ogni categoria d’età del capofamiglia, abbiamo guardato al rapporto tra ricchezza totale netta e reddito totale disponibile dell’unità familiare mediana. Quest’ultima è per definizione quella famiglia che ha rapporto tra ricchezza netta e reddito disponibile maggiore (o inferiore) del 50% di tutte le unità familiari con capofamiglia nella stessa fascia di età ed intervistate nello stesso anno. Adottando questa come unità familiare rappresentativa della categoria, possiamo quindi derivare l’evoluzione della variabile che ci interessa nel tempo.
La Figura 1 mostra l’evoluzione del rapporto tra ricchezza netta e reddito disponibile della famiglia mediana per le diverse categorie d’età del capofamiglia negli anni tra il 1991 e il 2012. In ciascun anno d’indagine, l’unità familiare mediana con capofamiglia con età superiore ai 40 anni ha un rapporto più alto rispetto alle unità familiari con capofamiglia con età inferiore. Ciò non è sorprendente: se la ricchezza netta cresce con l’età più che proporzionalmente rispetto al reddito, il rapporto fra i due aumenterà con l’età.
Tuttavia, guardando all’evoluzione per categoria nel tempo, notiamo che il rapporto tra ricchezza netta e reddito disponibile è aumentato nelle famiglie il cui capofamiglia ha un’età maggiore di 40 anni, mentre si è mantenuto pressoché stabile intorno a 2,5 nella categoria con capofamiglia tra i 31 e i 40 anni. Lo stesso rapporto è invece diminuito, passando dall’ 1,1 del 1991 a meno dello 0,5 nel 2012, per la categoria più giovane, vale a dire quella con capofamiglia al di sotto dei 30 anni.
Se quindi nel 1991 la famiglia mediana nella categoria più giovane aveva una ricchezza netta di poco superiore al reddito disponibile di un anno, nel 2012 questa è pari a meno della metà del reddito disponibile. La categoria che ha registrato l’aumento più marcato del rapporto tra ricchezza netta e reddito disponibile è quella delle famiglie con capofamiglia oltre i 65 anni di età, passando dal 3,8 del 1991 a circa 7 nel 2012. Se quindi nel 1991 la ricchezza netta della famiglia con capofamiglia oltre i 65 anni era pari a circa 4 volte il suo reddito disponibile, nel 2012 questa è pari a 7 volte.
Il risultato di questa evoluzione differenziale per categoria d’età del capofamiglia è che se nel 1991 la famiglia mediana con capofamiglia oltre i 65 anni aveva un rapporto tra ricchezza netta e reddito disponibile pari a circa 3 volte e mezzo quello della famiglia mediana con capofamiglia sotto i 30 anni, nel 2012 questa differenza è di oltre 14 volte!
Se comparato col rapporto tra ricchezza netta e reddito disponibile della famiglia mediana con capofamiglia tra i 30 e i 40 anni, la differenza è passata invece da 1,5 a circa 3 volte. Se espressa in termini di reddito disponibile, la ricchezza accumulata dei nonni è quindi oggi notevolmente più alta di quella dei nipoti rispetto a quanto non lo fosse nel 1991. È interessante notare anche come il rapporto tra ricchezza netta e reddito disponibile della famiglia mediana con capofamiglia tra i 41 e i 65 anni fosse nel 1991 e fino al 1998 uguale o superiore a quello della famiglia mediana con capofamiglia oltre i 65 anni.
Quella dei nati negli anni ’40 sembra quindi essere una generazione con una traiettoria di benessere unica: un rapporto tra ricchezza netta e reddito disponibile superiore a quello dei propri padri nella seconda metà della propria vita lavorativa, e allo stesso tempo superiore oggigiorno a quello dei propri figli, oltre che notevolmente più grande rispetto a quello dei propri nipoti.
È bene ricordare che quanto osservato non è da attribuire a variazioni differenziali nel reddito disponibile, anzi. Gli stessi dati rivelano come il rapporto tra il reddito disponibile della famiglia mediana con capofamiglia oltre i 65 anni e il reddito disponibile della famiglia mediana con capofamiglia al di sotto dei 40 anni sia aumentato considerevolmente nel tempo. Se nel 1991 la famiglia mediana con capofamiglia oltre i 65 anni aveva un reddito disponibile che era pari al 70% di quello della famiglia mediana con capofamiglia al di sotto dei 40 anni, nel 2012 la prima ha un reddito disponibile di poco superiore alla seconda.
L’andamento differenziale del rapporto tra ricchezza netta e reddito disponibile delle famiglie a seconda dell’età del capofamiglia non è però stato omogeneo nelle diverse fasce di reddito, come evidenziato nella Figura 2. Le tendenze sopra discusse sembrano aver riguardato in misura molto maggiore quelle unità familiari che, all’interno della propria categoria di appartenenza, si collocano nella parte inferiore della distribuzione di reddito disponibile (in base alla loro posizione rispetto alla mediana nella distribuzione del reddito disponibile). Seppur presenti, le stesse dinamiche sono invece meno pronunciate per le famiglie che si collocano nella parte superiore della distribuzione. Ritroviamo un risultato simile guardando all’ evoluzione differenziale per categorie a seconda della posizione nella distribuzione della ricchezza netta.
Se e quanto il divario tra nonni e nipoti nel rapporto tra ricchezza accumulata e reddito aumenterà in futuro è difficile da predire. Quanto osservato dipende infatti in misura importante dall’esperienza unica della generazione degli attuali pensionati.
Una crescita sostenuta sarebbe in grado di favorire invece il benessere delle generazioni oggi più giovani, favorendone il processo di accumulazione della ricchezza durante la vita lavorativa e diminuendo il peso relativo di quella ereditata nell’ economia. La distribuzione della ricchezza tra le generazioni nell’Italia del domani dipende in gran parte dalle urgenti misure per la crescita di cui si discute oggi, che serviranno non solo ad evitare un’ulteriore esasperazione di questa evidente penalizzazione delle fasce più giovani, ma anche ad allontanare il rischio che questa “cicatrice salariale” possa perpetrarsi fino alla tarda età.

Tratto da Linkiesta

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