In Italia circa il 75% delle imprese con 3 o più dipendenti è controllato o gestito da una persona fisica o famiglia. A livello regionale troviamo la più alta presenza di piccole-medio imprese con 3-49 dipendenti a gestione famigliare in Calabria, Piemonte e Veneto, Liguria, Provincia Autonoma di Bolzano e Puglia.
Una buona percentuale di coloro che guidano oggi queste aziende appartiene alla generazione dei cosiddetti baby boomer e si appresta, perciò, a passare il testimone alla generazione successiva.
Chi sono i baby boomer?
Con il termine baby boomer viene indicata una persona, nata in Europa o in Nordamerica tra il 1946 e il 1964, ovvero durante il periodo del considerevole incremento delle nascite avvenuto in quegli anni.
Secondo uno studio di Confartigianato in un decennio il passaggio generazionale interessa circa un’azienda su cinque (20,5%).
Comunemente si ritiene che il passaggio generazionale riguardi solo quello da genitore a figlio ma è un aspetto strategico anche la scelta dei partner da mettere a fianco di chi rileverà l’azienda o ne prenderà le redini.
Se nel tempo non si sono stratificati ruoli e mansioni all’interno dell’azienda con responsabilità definite ma si è fatta una scelta o si è realizzata e mantenuta una struttura piatta o verticistica con un accentratore che all’improvviso deve decidere di fare un passo indietro le dinamiche che scattano sono estremamente pericolose. Non solo è difficile per l’imprenditore decidere di fare quel passo, ma sarà addirittura doloroso stare a guardare la sua azienda cambiare forma, processi e dinamiche sotto la spinta di energie nuove e idee fresche. L’entusiasmo di queste nuove leve può portare un vento di cambiamento che alle volte è una brezza leggera, altre volte si trasforma in un tornado che si abbatte sugli equilibri, sconvolgendoli. Questo scenario può essere reso più cupo dalla necessaria nuova abitudine di doversi assumere delle responsabilità reali in un contesto dove chi subentra è spesso stato sotto una campana protettiva.
Che cosa accade nel passaggio da una generazione all’altra?
Spesso si riscontrano problematiche ed ostacoli, tra cui intoppi burocratici, fiscali o legislativi come segnala il 51,3% delle imprese, mentre per il 14% ci sono complicazioni nel trasferimento delle competenze e dei contatti con clienti e fornitori.
Uno studio del Centro per il Family Business della Libera Università di Bolzano dimostra che solo il 30% delle imprese sopravvive al passaggio dalla prima alla seconda generazione, appena il 12% arriva alla terza e non oltre il 4% alla quarta.
Come andrebbe pianificata, invece, la transizione per garantire continuità e rinnovamento nel business?
L’approccio strategico di Sphera gioca d’anticipo: attraverso un’analisi del clima e del posizionamento dell’azienda sul mercato individuiamo chi è già in grado oggi, o chi dovrà essere in grado domani, di assumere il controllo e la guida dell’organizzazione. A questa analisi si affianca un lavoro sui processi e suoi ruoli che rafforzi le dinamiche interne consolidandole, pur conservando la flessibilità che caratterizza quasi sempre le aziende a carattere familiare e la creazione di un cruscotto di gestione che metta nelle condizioni chi sta ai vertici di capire tempestivamente cosa succede alla base. Chiude il cerchio un supporto formativo e di affiancamento anche manageriale, alla persona che ha l’onere di raccogliere il testimone e si assume la responsabilità, non solo di conservarne il valore, ma di trasferirlo quando verrà il suo momento accresciuto e invecchiato come un buon vino rosso.