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Il management è l’arte di prendere decisioni sulla base di informazioni insufficienti. (Roy Rowan)

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Il management è l’arte di
prendere decisioni
sulla base di informazioni
insufficienti. (Roy Rowan)

INVESTIRE SULLA FORMAZIONE È GUARDARE AL FUTURO DELLA PROPRIA AZIENDA.

Nell’ultimo periodo la società è mutata vertiginosamente, creando dei cambiamenti significativi anche nel mondo del lavoro.

Intorno a noi le strategie e le tattiche si trasformano, la tecnologia avanza e i settori diventano sempre più specialistici. Il tutto rende necessario essere maggiormente competitivi sul mercato, ma per fare ciò è fondamentale aggiornarsi, adattarsi e soprattutto fornire nozioni e strumenti alle risorse interne. 

L’ultimo punto è sicuramente uno dei più importanti: quando la competitività rischia di sopraffare la nostra azienda, avere un personale preparato e professionale permette di incentivare la creatività, l’innovazione e la produttività. 

Il personale è una parte fondamentale della struttura interna e la sua formazione deve diventare una delle finalità primarie per ogni attività. 

Col tempo ci accorgeremo che averlo formato ha permesso di raggiungere e superare i competitor, un investimento che permetterà di mantenere gli obiettivi a lungo termine e incrementerà quelli a breve termine. 

Eppure le frasi più comuni, ancora oggi, sono: “Perché devo investire sulla formazione, con il rischio che il mio dipendente vada via?” “Perché devo trasmettere nozioni, se la mia risorsa potrebbe accettare un impiego presso il mio diretto competitor?”

Non dimentichiamoci che oltre alla formazione e la gratifica economica esiste una conditio sine qua non: tutte le Persone vogliono essere coinvolte, motivate e stimolate. 

Rendere il personale parte del progetto, coinvolgerlo nelle decisioni e riconoscerne il Valore sono delle componenti imprescindibili per non far scappare le risorse indispensabili.  

Sarebbe un errore non rischiare di formare una risorsa, perché significherebbe per l’azienda non incrementare l’attività e accontentarsi dei risultati minimi. Un nuovo dipendente è uno scorrere di idee e abilità se ben stimolato, sta al manager individuarne le capacità e offrirgli tutte le nozioni possibili. Sentirsi parte di un team e percepire un’estrema fiducia da parte del proprio capo rende il nuovo dipendente pronto ad affrontare sfide continue e trovare soluzioni sempre più efficaci. 

Tutti questi presupposti sono talmente importanti che vantano di un certificato di eccellenza, il Top Employers Institute si occupa di selezionare quelle aziende che hanno assicurato una condizione eccellente ai loro dipendenti: hanno deciso di investire sul personale e così incrementare i propri risultati.  

Non dimentichiamo che un manager deve anche saper ascoltare ed essere pronto a venire incontro alle esigenze del singolo, senza dare quella orribile sensazione di essere incastrati insieme a un terribile capo, impaziente e ipercritico, perché sappiamo tutti che “i dipendenti non scappano dalle aziende ma dai capi incapaci”.  

Tra le prime 5 cause per cui i dipendenti cambiano lavoro c’è il capo, non l’azienda. Un manager deve dialogare e dare importanza ai feedback. 

Sempre di più nell’ultimo periodo si parla di retribuzione emotiva, definizione coniata dal Professore di Neuroscienza e Leadership strategica Steven Poelmans

La retribuzione emotiva è l’elemento principale che spinge un dipendente a scegliere un’azienda piuttosto che un’altra, nel corso del tempo si stanno sviluppando sempre più tipologie di retribuzioni emotive, una su tutte è “lo sviluppo personale e professionale”: è necessario formare i dipendenti ed offrire strumenti all’avanguardia e nuove nozioni, ma soprattutto è importante stimolare la loro crescita all’interno dell’azienda.  

Avete ancora timore di formare una risorsa che potrebbe lasciarvi?

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