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Il management è l’arte di prendere decisioni sulla base di informazioni insufficienti. (Roy Rowan)

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sulla base di informazioni
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La fine dell’euro è certa, ecco una guida per far sopravvivere l’Europa

Peter Boone e Simon Johnson spiegano perché l’uscita della Grecia dall’eurozona non è la soluzione
In ogni crisi economica arriva il momento della chiarezza. In Europa presto milioni di persone si sveglieranno e realizzeranno che l’euro per come lo si conosceva è finito. Il caos economico li aspetta” (…). “Alcuni politici europei adesso ci dicono che un’uscita ordinata della Grecia dall’euro è fattibile alle condizioni attuali, e la Grecia sarà l’unica ad andarsene. Sbagliano. L’uscita di Atene è solo un altro passaggio in una catena di eventi che porta a una caotica dissoluzione dell’Eurozona. Se la Grecia abbandonerà l’euro nei prossimi mesi, il suo governo non potrà ripagare circa 300 miliardi di euro in obbligazioni detenute all’estero, inclusi circa 187 miliardi di euro prestati dal Fondo monetario internazionale e dalla European Financial Stability Facility (Efsf)”. Ma soprattutto (…) “Atene farà default su 155 miliardi di euro di bond direttamente dovuti al sistema dell’euro (compresa la Banca centrale europea e 17 Banche centrali dell’Eurozona)”.

“Il ministro delle Finanze polacco, Jacek Rostowski, recentemente ha ammonito che la tragedia di un default greco sfocerà probabilmente in una fuga dalle banche e dal debito sovrano degli stati periferici, e ciò – per evitare ulteriori tragedie – richiede che a tutti gli altri membri siano assicurati fondi illimitati per almeno 18 mesi. Rostowsky avverte peraltro che la Bce non è pronta a mettere in atto un tale firewall, e non c’è altro ente che abbia la capacità né la legittimità di fare ciò” (…). “Siamo d’accordo: una volta che sarà chiaro che la Bce ha già assunto troppi rischi, è molto improbabile che essa cominci a conferire fondi illimitati a tutti i governi che si trovino sotto pressione sul mercato dei bond. Lo schema greco di austerità-caos-default si ripeterà probabilmente altrove” (…).
“La fine dell’euro andrà così: la periferia dovrà patire recessioni anche peggiori – mancando gli obiettivi della troika – e i suoi debiti diventeranno ancor più evidentemente ingestibili. L’euro scenderà significativamente rispetto alle altre valute, ma in un modo che non renderà l’Europa più attrattiva per gli investimenti”. Altre conseguenze: “Si capirà che la Bce ha perso il controllo della politica monetaria; il mondo non riterrà più l’euro una moneta sicura; gli investitori piuttosto scapperanno dai bond dell’intera regione, e persino la Germania avrà difficoltà a finanziarsi a tassi ragionevoli. Infine, i contribuenti tedeschi si accolleranno un’inflazione inaccettabile e apparentemente incontrollabile” (…).
“La soluzione più semplice per la Germania sarà di abbandonare lei stessa l’euro, portando gli altri paesi a seguirla. La responsabilità tedesca dei passati conflitti e il timore di perdere i benefici di 60 anni di integrazione europea rimanderanno certamente l’inevitabile”. Ma rimandando l’inevitabile “le conseguenze saranno molto più devastanti dato che i debiti saranno più ingenti e l’antagonismo più intenso. Un break-up disordinato dell’Eurozona sarà molto più dannoso per l’economia globale della crisi del 2008. Il ricco mercato finanziario e bancario europeo che include 185 trilioni di dollari in derivati denominati in euro, finirà nel caos e ci sarà una vasta fuga di capitali verso gli Stati Uniti e l’Asia”. (…) “E’ quasi scontato che un vasto numero di pensionati e proprietari di case perderanno direttamente i risparmi di una vita o se li ritroveranno erosi dall’inflazione”. “Quando le nazioni entrano in crisi, inizia lo scaricabarile delle responsabilità” (…). “L’euro genera disoccupazione e recessione in Italia, Grecia, Portogallo, e Spagna. Non possiamo accusare i politici greci corrotti di tutto questo. E’ tempo per i rappresentanti europei e del Fondo monetario internazionale (…) di lavorare allo smantellamento dell’Eurozona (…)”. Servono piani concreti: “Introduzione di nuove monete, gestione dei default multipli, ricapitalizzazione delle banche e dei gruppi assicurativi”.
Le grandi conquiste da salvare
Soprattutto, “l’Europa ha bisogno di salvare le sue grandi conquiste, tra cui il libero movimento di persone, capitali e lavoro nel continente, ma contemporaneamente uscire dal colossale errore della moneta unica. Sfortunatamente per tutti noi, i nostri politici rifiutano di fare ciò – odiano ammettere i loro errori e la loro incompetenza passata, e in ogni caso il lavoro di coordinare diciassette nazioni alle prese con il crollo di questo sistema valutario è forse fuori dalla loro portata. Dimentichiamoci di un salvataggio sotto forma di G20, G8, G7, di un nuovo Tesoro europeo, dell’emissione di Eurobond, di un piano di condivisione dei debiti sovrani, o altre favole della buonanotte”. Adesso, “siamo ognuno per conto proprio”.
*Simon H. Johnson è professore di Economia al Mit di Boston. E’ stato capo economista al Fondo monetario internazionale. Peter Boone insegna alla London School of Economics. L’articolo, tradotto da Michele Masneri, è tratto dal blog “The Baseline Scenario”.

Tratto da www.ilfoglio.it

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