Stiamo vivendo, nella maggior parte dei settori di business, un periodo di forti incertezze e grandi cambiamenti, sia a livello economico che sociale. Con l’avvento del Covid-19 molte aziende si sono viste costrette a ripensare ai propri piani a lungo termine e a ripensare quegli scenari che, stando sullo sfondo, consideriamo tutti sostanzialmente immutabili .
Alla difficoltà di pianificare strategicamente il futuro si è aggiunto il fatto che la pianificazione stessa, oggi, può diventare limitante o fuorviante.
Incontriamo spesso grande confusione nelle aree dove si prendono le decisioni strategiche tra costruire un piano e pianificare: definiamo il piano come un elemento statico, che non muta nel tempo, mentre la pianificazione riguarda la costante capacità di gestire nuove situazioni, rimodulando la parte tattica e, talvolta, anche la strategia sottesa.
La maggior parte delle aziende ha imparato ad operare seguendo piani stilati su orizzonti temporali medio lunghi. Questi piani servivano a fornire indicazioni le priorità dell’azienda, la direzione degli investimenti e le linee guida per la crescita.
Quest’ondata di cambiamento forzoso dalle caratteristiche nuove e inattese ha fatto esplodere la limitatezza del valore di ogni piano prestabilito: è la capacità di pianificare che ci consente di stare a galla contro i marosi, non i piani.
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Passare dal piano, che dà solo la sensazione della sicurezza, alla capacità di pianificazione continua e strutturata, è un salto di paradigma e un passaggio dalla mentalità del “organizzo e poi faccio” a quella del “fare viene prima di organizzare”, uno dei nostri mantra, da sempre e che è la forza delle aziende del Bel Paese: piccole, estremamente flessibili, elevata capacità di adattamento all’ambiente e ai cambiamenti.
La resilienza sarà la chiave della sopravvivenza in un mondo sempre più Darwiniano in cui non saranno i più forti a sopravvivere ma i più intelligenti, i più abili e veloci ad adattarsi al nuovo contesto.
Meno piani quindi e più pianificazione.
La realtà ci ha costretto a mettere in discussione la validità del piano statico e a concentrarci sulla pianificazione, sull’aggiustamento continuo basato sull’analisi dei dati di ciò che è successo, sulla lettura del presente e sulla capacità di arrivare preparati per ciò che potrà accadere domani.