Speriamo nel futuro ai tempi del Coronavirus
di Claudio Grumo
Alcune considerazioni che vorrei condividere con chi mi segue sulla situazione coronavirus in Italia.
Sia che si parli di sanità, di politica, tanto quanto di economia o di socialità, la parola che più mi gira in testa è CAOS. Oggi si dice tutto ed il contrario di tutto con una velocità a dir poco imbarazzante. I professionisti di qualsivoglia categoria sono diventati tutti di colpo epidemiologi, virologi, politici, economisti. Ognuno dice oramai la propria “verità” senza alcuna cognizione di causa. Tutti con in tasca la Panacea miracolosa. Coloro che dovrebbero avere una sola idea ne hanno in contemporanea due o tre tutte contrastanti tra di loro. I giornalisti (altresì chiamabili ignobili giornalai, ma che sia chiaro, senza offesa per chi si alza alle cinque e trenta del mattino per recarsi nelle proprie edicole) sembrano essere sempre di più diventati servi del sistema, senza una propria ideologia. Si inventano fake news e se le smentiscono vicendevolmente con scambi di accuse becere.
La politica dal canto suo ci sta mettendo ogni sacrosanta pezza giustificativa per rendere questo caos ancora maggiore, con tante belle parole dette da destra e da sinistra totalmente insignificanti e prive di contenuti, senza alcuna soluzione concreta, ma solo per il gusto di trovare consensi di massa. La nostra Mina nazionale cantava “Parole parole parole, soltanto parole” e mai come in questo momento, il testo mi sembra che rispecchi il valore della nostra classe politica. I nostri dipendenti, sì vorrei ricordare a tutti che i politici sono nella realtà nostri dipendenti, pagati profumatamente da noi probabilmente vivono su un pianeta distante dal nostro anni luce. Che se ne dica e se ne voglia, nonostante i bei proclami (che neanche tanto belli sono visti i toni) di chi dovrebbe tranquillizzare il popolo, oltre che chiacchiere, sì proprio quelle chiacchiere da bar dello sport, non viene fatto nulla.
La situazione nel nostro Paese è ogni giorno più tesa, le persone sono chiuse in casa, senza avere la possibilità di uscire, ma non voglio sindacare se è costituzionalmente corretto o no perchè già solo con questo argomento ci troveremmo in un ginepraio dal quale non ne usciremmo vincitori. Aumentano sempre di più i disagiati ed i suicidi, per quella che stanno chiamando quarantena ma che sarebbe più corretto definirla per onestà intellettuale arresti domiciliari, ma si sa, suvvia, senza mezzi termini, l’onestà non è di casa della nostre classe politica.
La situazione economico-sociale è oramai al collasso. Le famiglie, le imprese, le aziende, le società, tutti sono con il culo per terra, mi scuso per il termine culo, ma è il termine meno impietoso e volgare che riesco a pronunciare per ciò che sta capitando. L’economia italiana non è soltanto ferma, ma è ad un passo dal baratro. Avete presente Mufasa, il Re Leone, quando attaccato con le unghie per non precipitare nel vuoto, chiede aiuto al fratello Scar, che lo aiuta sì, ma a finire di sotto piantandogli i propri artigli sulle zampe che lo tengono ancora debolmente ancorato al precipizio? Ecco… il Paese è Mufasa, i politici sono Scar e la fine ahimè… è proprio quella del cartone animato Walt Disney… Il Re Leone si schianta al suolo e muore inesorabilmente.
Lo Stato, e mi fa quasi schifo mettere la lettera maiuscola, non ci sta aiutando minimamente. Il collasso economico nazionale è prossimo. Quello Stato che ci è tanto vicino e ci abbraccia quando ci chiede i soldi, quello Stato che ci ricorda con vigore svizzero scadenze ed obblighi, ma che si distanzia neanche fossimo appestati ed assassini quando ci deve aiutare.
Le famiglie non hanno più entrate, gli asili sono chiusi ma bisogna pagare la retta, il mutuo forse potrebbero sospenderlo ma “te se magnano di interessi”, le bollette non sono sospese, e non credo necessiti una laurea alla Bocconi per capire che arriveranno bollette molto più salate sia di luce che di gas, gli affitti non sono minimamente regolamentati e uno tra locatore e locatario sicuramente ci perde pesantemente. Aziende, imprese e società hanno avuto la gentilezza di avere uno slittamento delle imposte e delle tasse di un paio di mesi, beh dai, non disperiamo, tra due mesi l’economia volerà e verranno pagate tutte (me lo perdonate il sarcasmo?). I fantomatici prestiti garantiti dallo Stato sono il classico specchietto per le allodole dove ti fanno vedere che ti danno qualcosa, ma che nella fattispecie vanno ad arricchire solo chi va dolcemente a braccetto con i governanti ovvero il sistema bancario. Il provvedimento quello che ci salverà dal baratro è sempre il prossimo, in quello attuale purtroppo non si sono ancora accordati. Ma siccome la nostra classe politica è misericordiosa ha offerto a qualcuno i provvidenziali 600 euro che sicuramente servono… sì a farci sentire degli elemosinanti.
Il CAOS regna sovrano ed il popolo è stanco, stanco delle continue prese per i fondelli, delle continue promesse marinaresche, stanco dei continui cambi di idee, opinioni e programmi. L’unica cosa che è più chiara di questo caos è la mancanza di aiuti e di soluzioni che possano far rialzare la testa e rilancino l’economia.
Le uniche realtà che ci accomunano si possono riassumere nella paura, nell’incertezza, nel vivere all’addiaccio, nel non sapere come fare a mandare avanti la propria famiglia e la propria azienda. Queste certezze si sentono tangibilmente mettendo il naso fuori dal balcone o facendo una telefonata. Nel ruolo che mi compete, i clienti che sento per cercare di dargli il massimo supporto possibile, per ciò che ovviamente è in mio possesso, dicono tutti la stessa frase: “ho paura, non so se ce la farò ad andare avanti, ho timore per me e per la mia impresa, per i miei dipendenti”. Ogni giorno queste paure sono sempre più forti. E dare loro risposte e soluzioni è ovviamente più complicato, quasi dovessimo giustificare gli errori e le nefandezze del governo.
Chiudo con un aneddoto che mi è purtroppo capitato e che mi ha lasciato l’amaro in bocca, perchè è sintomatico della situazione attuale. Tra le attività di cui mi occupo come consulente aziendale vi è la ricerca e selezione di figure professionali per le aziende che affianco. Una di queste aziende che distribuisce disinfettanti e dpi, che quindi è rimasta aperta, mi ha incaricato di trovargli una persona per una posizione libera all’interno della sua struttura. Io come da prassi ho pubblicato l’annuncio e tra i primi CV arrivati ve ne sono due che hanno dell’incredibile. I due che si sono candidati son due titolari (oramai ex) di attività, hanno due negozi in due paesi del novarese e del vercellese, e hanno deciso di chiudere perchè già impiccati adesso e non sanno come andare avanti preferendo quindi guardarsi in torno. Queste due persone, entrambe con voce sommessa mi hanno detto che hanno buttato via anni di lavoro e i loro risparmi per una situazione che non si sono cercati e che mai avrebbero voluto.
Riflettiamo…
Nel frattempo 0 relazioni sociali (che fa comodo ai signori governanti che ci tengono distanti e condizionabili), cantiamo Inno di Mameli, esponiamo bandiere, inneggiamo al patriottismo e mettiamo l’Hastag #andràtuttobene
Ad Maiora Italia